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Ermenegildo Bois

Livorno, 21 Ottobre 1863 - Livorno, 12 Gennaio 1933

Bois nacque da famiglia di origine francese, i Du Bois, rifugiatasi in Italia in seguito allo scoppio della Rivoluzione.

Mosse i primi passi in arte frequentando la scuola di disegno figurativo del pittore Natale Betti, distinguendosi nel 1879 vincendo una medaglia d’oro, concessagli da una commissione che vede tra gli altri la presenza di Giovanni Fattori.

Nel 1882 ottenne una borsa di studio che gli permise di frequentare prima l’Accademia di Belle Arti di Siena, e successivamente quella di Firenze, sotto la guida di Augusto Rivalta. In questi anni seguono numerosi premi e attestati di stima, tra cui la segnalazione del suo maestro, che lo definì di “non comune ingegno”.

Non ottenendo successo in patria, amareggiato, lo scultore decise di abbandonare Livorno per cercare fortuna a Calcutta in India. Cominciò così per lui un lungo e fortunato periodo artistico (1900-1919), grazie anche all’intermediazione del console livornese Olinto Ghilardi che lo introdusse nell’alta società, specialmente presso il Maharajà Tagore. Fu proprio quest’ultimo ad assegnargli uno studio nel suo palazzo e importanti commissioni, soprattutto molti ritratti di famiglia, ma l’opera più celebrata è certamente il Fachiro. Realizzò inoltre numerose altre opere pubbliche a Calcutta (ad es. in Beadon Square).

Con la morte del principe Tagore nel 1908 Bois perse un grande mecenate, ma rimase a Calcutta, per altri undici anni, lavorando assiduamente.

A causa dei problemi di salute, però, fu costretto a tornare a Livorno. Dal 1923 ebbe a disposizione alcuni ambienti uso studio presso il Ricovero di Mendicità in via Terreni per il quale realizza alcune sculture (qua esposte).

Al 1928 risale il busto di Guglielmo Oberdan, in Via de Lardarel, sua unica opera pubblica nella città natale, se si escludono alcune sculture funebri disposte nel Cimitero dei Lupi.

Gli ultimi anni della sua vita sono connotati da difficoltà e delusioni. Nel suo studio Bois continuò a ricevere allievi, tra cui nel 1932 un giovanissimo Voltolino Fontani.

Il 12 gennaio del 1933 lo scultore morì e la sua produzione fu dispersa e dimenticata. La sua salma riposa nel cimitero dei Lupi a Livorno.

Le opere nella selezione Catalogo

Ermenegildo Bois

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Il Museo Fattori conserva 6 opere di Ermenegildo Bois:

  • L’ urlo,  1890 -1910
  • Divinità indiana, 1910 -1919
  • Ritratto di Olinto Ghilardi, 1919
  • Mareggiata o Naufragio, 1920
  • Ritratto di Luigi Sgrilli, 1925
  • Ritratto di Adolfo Chayes, 1928

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