Bracchiere maremmano

L'artista e l'opera

Secondo la critica, il pittore livornese Eugenio Cecconi realizza quest’opera nel 1890, a 48 anni. Fin da giovane sviluppa una forte passione per la caccia, che pratica a lungo. Dagli stimoli che ne trae nascono molti studi e opere, come questa, omaggio a uno dei luoghi che ama e frequenta di più, la Maremma, cioè la campagna tra Toscana e Lazio. Qui è spesso ospite in varie tenute, come quella del Principe Tommaso Corsini “La Marsiliana”, in cima a una collina del grossetano, punto di partenza privilegiato per le battute di caccia al cinghiale. Il giovane qui raffigurato torna in altre opere sul medesimo tema.

L'opera

In primo piano, un giovane bracchiere, aiutante dei cacciatori durante le loro battute, è rappresentato realisticamente, con grande attenzione per i particolari, in cima a un colle, nei pressi di un muretto in pietra, vestito con giacca pesante, cosciali in pelo sui pantaloni e cappello in testa. Il viso è sorridente, regge in mano la testa di un cinghiale e ha accanto un cane, fido e immancabile compagno. Sullo sfondo lo sguardo si allunga sul paesaggio, reso sinteticamente con rapide pennellate accostate, fino all’orizzonte, sovrastato da un cielo riscaldato dai toni giallo-rosa del tramonto.

L'opera e il Museo

Il 28 dicembre 1903, appena 9 giorni dopo la scomparsa del pittore, il sindaco di Livorno si rivolge a Olinto Ulisse Cecconi, fratello di Eugenio, chiedendo un’opera del defunto per arricchire la Pinacoteca. La risposta è positiva, ma passano 3 anni prima che le pratiche relative all’eredità si sciolgano e si possa procedere con la donazione. Il 22 marzo 1906, una lettera firmata dai due fratelli di Cecconi, Olinto e Amelia, comunica che il dipinto scelto è Bracchiere maremmano.

Nessi: dal dipinto alle Raccolte civiche e alla città

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  Eugenio Cecconi, Della Maremma Toscana, in …Fra le carte di Eugenio Cecconi, 2a ed., Livorno, Ugo Bastogi, 1974, pp. 7-24

  Nello scritto, inserito in questa raccolta pubblicata a Firenze nel 1906, Cecconi ricorda: «Ma fra i divertimenti del maremmano primeggia la caccia; e quando si dice caccia s’intende la caccia per antonomasia – quella del cinghiale» (p. 15).
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  [A. B.], Eugenio Cecconi, in «Gazzetta livornese», 20-21 dicembre 1903

  Il giorno dopo la morte di Cecconi, l’inizio di questo articolo ne ricorda il legame con la sua città: «rimase livornese nella intimità e nel cuore, e a Livorno veniva spesso, attratto da quella grande e insuperabile magia che tremola, e urla e biancheggia nelle onde del nostro bel Tirreno».
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  Guido Biagi, Eugenio Cecconi, in «Nuova Antologia di Lettere, Scienze ed Arti», IV serie, vol. CXV, gennaio-febbraio 1905, pp. 50-62

  Lo scrittore Biagi così descrive l’artista in questo articolo: «Eugenio Cecconi era pittore, era letterato e poeta, e soprattutto cacciatore» (p. 53), «In Eugenio Cecconi il cacciatore, il pittore e il poeta formavano una sola persona, l’artista» (p. 61).